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etichette nutrizionali
In Francia partirà la sperimentazione di quattro etichette nutrizionali

Il 26 settembre, in Francia partirà la sperimentazione  per l’uso di quattro etichette nutrizionali, aggiuntive a quelle obbligatorie. Il governo dovrà scegliere il modello più efficace per far capire velocemente ai consumatori la qualità nutrizionale. La sperimentazione riguarderà 1.300 prodotti per un totale di oltre due milioni di etichette nutrizionali, verrà fatta in 40 supermercati di grandi catene in varie zone della Francia e durerà dieci settimane. Un rapporto sull’efficacia dei quattro sistemi sarà consegnato entro dicembre al Ministro della salute, cui spetterà la scelta finale. L’operazione costerà 2,2 milioni di euro, coperti per metà dal settore privato e per metà da fondi pubblici.

etichette ingannevoliLa sperimentazione parte mentre non si sono ancora placate le polemiche scoppiate in luglio, in seguito ad un articolo di Le Monde, sui conflitti di interessi non dichiarati di diverse persone nominate nei due comitati preposti allo studio. Questo episodio pone dei dubbi sull’imparzialità della valutazione anche se dopo l’articolo ci sono state numerose dimissioni. Il quotidiano francese ha documentato come diverse persone del comitato direttivo fossero anche rappresentanti della grande distribuzione e dell’Associazione nazionale delle industrie alimentari (Ania), assolutamente contrarie a un’etichetta nutrizionale che utilizzi i colori, analogamente a quanto avviene in Gran Bretagna. Anche il comitato scientifico, che deve vigilare sul rigore delle operazioni, ha al suo interno sei membri su dieci che collaborano con le industrie alimentari. Il problema è che nessuno di loro ha indicato l’esistenza di queste collaborazioni al Ministero.

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Giovanni
Giovanni
3 Ottobre 2016 11:30

Sono sempre del parere che la tabella nutrizionale apposta sulle confezioni degli alimenti è una delle cose più inutili che possano essersi inventati. Tra poco ci faranno andare in giro con il bilancino per pesare qualsiasi cosa che consumiamo dentro e specialmente fuori casa, altrimenti non avrebbe senso conoscere il valore medio se non siamo nelle condizioni di sapere quanto consumiamo…….e dire che si spendono anche soldi pubblici per queste “stupidate”. La cosa che mi lascia relativamente perplesso è il fatto che il Ministero, cioè lo stato, deve scegliere quello che “vogliono” le industrie ????? Non dovrebbe essere il contrario, anche in un rapporto di collaborazione – Aziende-Stato ?