schermata corriere frutti bosco 30 ott 2013
Molti giornali hanno ripreso la notizia della donna romana infettata dall’epatite A parlando di primo caso e usano toni allarmistici!

La notizia dell’Ansa sulla donna di 40 anni di Roma, che questa estate ha presentato una querela sostenendo di aver contratto l’epatite A dopo avere mangiato frutti di bosco surgelati è enigmatica. Molti giornali l’hanno ripresa parlando di primo caso e usano toni allarmistici!

 

Il Fatto Alimentare ha seguito con attenzione la vicenda dell’epatite A che è bene ricordare ha già interessato oltre 400 persone ricoverate in ospedale e colpite dal virus dopo avere mangiato frutti di bosco surgelati contaminati. Purtroppo il focolaio non è stato individuato e in commercio ci sono ancora confezioni a rischio (come dice chiaramente il Ministero della salute in un suo comunicato). La sequenza degli ultimi sequestri conferma l’esistenza di una situazione sfuggita al controllo. Nei mesi di settembre e ottobre, dopo il ritiro di due lotti firmati da Picard e La Valle degli Orti, c’è stato un ultimo sequestro il 22 ottobre, che per fortuna è stato bloccato prima di arrivare sugli scaffali dei punti vendita.

 

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La task force del Ministero non è ancora riuscita a individuare l’origine del focolaio

In questa vicenda – considerata ormai un’epidemia – sono coinvolte grandi e piccole aziende (Buitoni, Asiago food, Erica, Picard, Green Ice…) che hanno distribuito i lotti in centinaia di supermercati (Esselunga, Coop, Auchan, Conad… . C’è però un altro elemento che ha contribuito alla diffusione: la scarsa informazione fornita dai supermercati ai consumatori e la pessima comunicazione delle autorità sanitarie. Il Ministero della salute dopo una fase iniziale di sottovalutazione del problema, ha costituito una task force per seguire la vicenda che però non è ancora riuscita a individuare l’origine del focolaio (la materia prima arriva da 5-6 paesi e questo complica molto le indagini). Anche la comunicazione del Ministero è stata alquanto “distratta”, visto che l’epidemia va avanti almeno da giugno ma solo un mese fa le autorità sanitarie hanno invitato i pubblici esercizi a cuocere per due minuti i frutti di bosco surgelati prima di utilizzarli nelle preparazioni alimentari.

 

Alla luce di quanto successo è bizzarro leggere i titoli dei giornali e guardare servizi televisivi che segnalano il primo caso di epatite A riconducibile ai frutti di bosco.

 

Roberto La Pira

tab frutti bosco 17:10:2013

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Foto: Photos.com

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silvano
silvano
8 Novembre 2013 14:47

Benissimo il comunicato del Ministero della Sanità che invita a bollire (o trattamento equivalente) i frutti di bosco congelati prima dell’utilizzo! Però provate a chiedere a qualsiasi esercizio che deve farcire una torta con dei frutti di bosco se sia possibile bollirli prima di usarli senza ridurli ad una “marmellata”. L’informazione c’è, poi però non è detto che sia realisticamente applicabile. Dunque il problema viene individuato, ma certo non viene risolto con l’invito a bollire.

Paolo Gallazzi
8 Novembre 2013 18:02

Come dico sempre la rintracciabilità è una bellissima cosa… Ma di fronte alla disinformazione dei mass media si dimostra inutile se l’obiettivo è quello di tutelare la salute dei consumatori.