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Diossina nei mangimi: a distanza di12 giorni dall’allerta scoperta il Ministero della salute non fornisce informazioni ai consumatori

Diossina nei mangimi: sono passati 12 giorni da quando il Ministero della salute ha diffuso un breve comunicato per segnalare  l’arrivo in Italia di un carico di mais contaminato proveniente dall’Ucraina. Solo dopo 24 ore, in seguito a indiscrezioni e articoli  apparsi sul nostro sito e su alcuni giornali locali, si è scoperto che si trattava di 26 mila tonnellate di granoturco (!) arrivato il 6 marzo scorso, in buona parte distribuito come mangime in 14 Regioni e già consumato da migliaia di animali.

 

La situazione non è banale visto che solo 5 mila tonnellate di mais invenduto è posto sotto sequestro mentre il resto è già stato distribuito sotto forma di mangime confezionato. Per fare fronte alla situazione il Ministero della salute decide che tutti gli animali macellati, alimentati negli ultimi tre mesi con mangime contaminato in quantità superiore al 32% della razione  giornaliera, devono essere sottoposti a vincolo sanitario e quindi non possono essere venduti al dettaglio.

 

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Il silenzio stampa di questi giorni riguarda il Ministero della salute e anche i grandi produttori di mangimi come pure le 16 associazioni di categorie coinvolte

Tutto ciò però avviene in silenzio senza informare i cittadini, anche se stiamo parlando di diossina, un’allerta grave che nell’ipotesi peggiore potrebbe portare all’eliminazione di decine di migliaia di polli, milioni di uova e altrettanti litri di latte. I giorni passano e lunedì 30 giugno molti addetti ai lavori aspettano un secondo comunicato del Ministero che non arriva. Tutto ciò risulta strano perché i primi risultati sui 12 campioni di mais stabiliti il 20 giugno sono già arrivati a Roma. Il silenzio di questi giorni non riguarda solo la Direzione generale  della sicurezza degli  alimenti, ma anche i grandi produttori di mangimi da noi interpellati non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, come pure le 16 associazioni di allevatori, aziende lattiero -casearie e di trasformazione coinvolte nella vicenda. L’altro elemento curioso è la mancanza di un piano nazionale per le 150 analisi su uova, latte, salsicce, carne di maiale, salumi e altri alimenti programmate dal Ministero il 20 giugno, per valutare l’eventuale livello di contaminazione del cibo.

 

mais
Dai primi risultati sembra che la situazione di allerta stia rientrando e che la contaminazione da diossina sia al di sotto dei limiti

In attesa di notizie che tardano ad arrivare e di fronte all’evidente incapacità di gestire a livello mediatico la situazione, ci siamo attivati per capire a che punto siamo arrivati. Le notizie sono buone. Secondo fonti accreditate le prime analisi condotte in alcune regioni su alimenti e mangimi hanno dato risultati confortanti. In una regione, su otto campioni di uova e latte prelevati da allevamenti che hanno utilizzato per 3-4 settimane mangime contaminato con mais ucraino in quantità superiore al 32%, i livelli di diossina riscontrati risultano al di sotto dei limiti. In un’altra regione le analisi realizzate su una decina di campioni di latte e altrettanti di uova hanno dato un esito analogo. Altre voci accreditate  inerenti  analisi condotte dai mangimifici su confezioni di prodotto contenente mais ucraino contaminato, confermano che i livelli di diossina trovati rosultano inferiori ai limiti di legge. Da queste anticipazioni sembrerebbe  che la situazione di allerta stia rientrando. Speriamo di non sbagliarci. Vi terremo aggiornati.

 

Per rendersi conto delle evidenti lacune sul piano delle informazioni  istituzionali, vi proponiamo una cronistoria della diossina nel mais.

6  marzo 2014 – Al porto di Ravenna arrivano dall’ucraina 26 mila tonnellate di mais destinato a mangimifici che sfuggono al controllo dei PIF

15  maggio 2014 – L’Asl di Ravenna  preleva campioni di mangime confezionato con il mais Ucraino e li manda in laboratorio s

11 giugno 2014  – L’Asl di Ravenna riscontra quantità elevate di diossina  3-4 volte superiori ai limiti
e informa il  Ministero della salute che invia la comunicazione al sistema di allerta europeo Rasff e subito scatta l’allerta anche in Italia. Le regioni coinvolte sono 14 gli allevamenti migliaia

20 giugno 2014 – Il Ministero della salute pubblica un comunicato di poche righe per informare i cittadini

20 giugno 2014Il Ministero diffonde in modo riservato un piano di azione a 16 associazioni di categoria e alle Regioni in cui descrive come intende procedere (12 analisi sul mais e poi 150 analisi sul cibo potenzialmente contaminato)

27 giugno 2014In Valle D’Aosta vengono ritirati quattro lotti di mangime per polli del mangimificio Agricenter di Colle Carlo

30 giugno 2014A Rovigo vengono ritirati otto lotti di mangime per polli destinati a allevamenti rurali familiari del mangimificio Mignini & Petrini

30 giugno 2014 – Si rincorrono voci su un imminente comunicato del Ministero della salute che non arriva

2 luglio 2014 – Le analisi sul mais sono concluse e vengono inviate al Ministero della salute ma i risultati sono top secret.

 

Roberto La Pira

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

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Claudio Mattozzi
Claudio Mattozzi
10 Luglio 2014 10:14

in teoria il ministero ha prodotto una nota con protocollo 0014129-04/07/2014-DGSAF-DGSAF-P in cui si dice quello che lei dice.
comunque resto dell’avviso che partite di tale dimensioni siano valutate prima dello scarico.Cordialmente Claudio Mattozzi Dirigente Medico Veterinario ASUR MARCHE

Claudio Mattozzi
Claudio Mattozzi
10 Luglio 2014 10:57

dice il detto “chi predica bene razzola male” nonostante tutti i corsi sulle allerte e simulazioni in quel di Cremona per gli addetti ai lavori…tra gli altri …presenti sia io che lei e i colleghi del Ministero. Comunque nel mio territorio l’allerta riguardava per la maggior parte inclusioni di mais contaminato al di sotto del 32%. Pochissimo mais con concentrazione al di sopra del 32% è stato venduto al “consumatore finale” (polli e suini per autoconsumo)con scontrino e quindi non più rintracciabile ma è stata fatta un azione di richiamo nel punto vendita poiché la ditta produttrice in alcuni casi non ha richiamato niente. Cordiali saluti

Gian Sartirano
Gian Sartirano
11 Luglio 2014 07:54

mi pare non sia il caso di creare il panico. Sotto il silenzio, le istituzioni lavorano. Anche a livello ASL l’allerta è scattata e la situazione è sotto controllo. Prima di licenziare al consumo derrate di origine animale provenienti da animali alimentati col mangime incriminato il Ministero prescriveràn i controlli analitici necessari.

ezio
ezio
11 Luglio 2014 16:40

26 mila Tonn. sbarcate senza alcun controllo e/o certificazioni di analisi all’origine?
Ma dove siamo? Neanche in Cina accadono cose del genere senza l’interessamento della mafia locale.
Comunque come abbiamo già commentato, il tempo trascorso è servito a permettere la diluizione del carico con prodotto buono e portarlo al di sotto dei livelli di contaminazione consentita, nel mille rivoli commerciali.
Con buona pace di tutta la filiera ed il massimo tornaconto dell’importatore, che deve aver pagato pochissimo quella partita di mais.
Se poi il giochino non fosse stato così ben architettato, avremmo sicuramente vinto il premio Nobel dell’inefficienza e della superficialità.