sostenibilità

Green EconomyIn occasione degli Stati Generali della Green Economy, tenutisi a Rimini all’interno di Ecomondo, è stato presentato un decalogo per mettere l’Italia sulla strada della transizione alla green economy attraverso un programma di azioni che rendano più “verde” il Paese. Si tratta di dieci proposte elaborate dal Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 66 organizzazioni di imprese impegnate in questo campo, che chiede alle forze politiche di inserire il progetto fra le priorità della prossima agenda parlamentare e di governo.

Innanzitutto, si propone di fare della sfida climatica l’occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le fonti rinnovabili e l’efficienza, istituendo un Fondo nazionale per la transizione energetica, alimentato, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, con misure di carbon pricing – compresa una carbon tax progressiva da associare a meccanismi di compensazione e tutela della competitività – e con una graduale riallocazione dei sussidi esistenti dannosi per l’ambiente, al netto di quelli reimpiegati nello stesso settore per misure di sostenibilità.

Inoltre, si chiede di puntare sull’economia circolare per superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse, facendo di più per la prevenzione della produzione dei rifiuti, migliorando la riciclabilità dei prodotti e sviluppando maggiormente il mercato delle materie prime seconde e dei beni riciclati. Vengono poi proposti un Piano nazionale per la rigenerazione urbana, che coinvolga almeno tutti i capoluoghi di provincia, e una nuova direzione per la mobilità urbana, per ridurre il numero delle auto private circolanti.

Al sesto punto viene indicata la necessità di promuovere l’elevata qualità ecologica dei prodotti e dei processi produttivi, e al settimo l’importanza di assicurare lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale, accorciare le filiere agroalimentari e valorizzare le produzioni locali. Gli ultimi punti del decalogo della green economy riguardano la gestione delle ricorse e quindi la necessità di tutelare e valorizzare il capitale naturale e i servizi eco-sistemici come asset per la qualità del benessere e il futuro dell’economia, nonché di investire nella gestione delle acque per assicurare una risorsa strategica, per eliminare gli sprechi e ridurre i rischi di alluvioni.

Tutto questo, però, richiede politiche più efficaci e quindi pubbliche amministrazioni qualificate e rafforzate, mobilitando e valorizzando le professionalità e le risorse migliori.

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ezio
ezio
22 Novembre 2017 13:32

Quando i sani e lungimiranti principi raggiungono e convincono la massa della popolazione, come sta avvenendo, possiamo sperare che si formi quella indispensabile forza motrice per realizzarli rappresentata dagli investimenti pubblici, ma soprattutto privati.
Per smuovere l’iniziativa privata servono imprenditori che investano nel medio e lungo periodo, come richiede la green economy.
Quindi niente finanza speculativa, ma molta imprenditoria coraggiosa e lungimirante; ultimamente una rarità!