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tesco biscotti etichetta semaforoLa Commissione europea ha avviato un confronto sull’etichettatura nutrizionale semplificata, come le etichette a semaforo, per esaminare la possibilità di arrivare a una proposta comune per tutta l’Unione europea. Obiettivo della Commissione è di presentare un proprio documento entro la fine dell’anno. Il primo incontro si è tenuto il 23 aprile con la partecipazione di esperti degli Stati membri, associazioni di categoria e operatori del settore privato.

Attualmente nell’Unione europea sono in campo quattro sistemi, di cui tre basati sui colori ma differenti tra loro, anche in modo significativo. La prima etichetta nutrizionale semplificata è quella adottata nel giugno 2013 dalla Gran Bretagna, che utilizza i tre colori del semaforo, prendendo come riferimento la quantità di calorie, zucchero, sale, grassi e grassi saturi in 100 grammi di prodotto. Il colore viene applicato a ciascuno di questi ingredienti, tranne le calorie.

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Al contrario delle etichette a semaforo britanniche, il Nutri-Score dà un giudizio globale della qualità nutrizionale del prodotto

C’è poi l’etichetta Nutri-Score adottata dalla Francia lo scorso autunno, che esprime la qualità nutrizionale globale degli alimenti attraverso l’impiego di cinque colori, dal verde al rosso, a cui corrispondono cinque lettere dell’alfabeto, dalla ‘A’ alla ‘E’. Il colore viene attribuito all’alimento nel suo complesso, considerando la presenza di ingredienti e nutrienti da limitare, come gli zuccheri semplici e il sale, ma anche quelli positivi per la salute, come fibre, frutta e verdure.

In mezzo a questi due sistemi adottati dai governi britannico e francese si è inserita l’iniziativa di sei big dell’industria alimentare – Nestlé, Coca-Cola, PepsiCo, Unilever, Mondelez e Mars – che un anno fa hanno lanciato una loro etichetta a semaforo, ispirata a quella britannica, con una differenza apparentemente poco significativa ma dalle conseguenze importanti. Mentre l’etichetta adottata dalla Gran Bretagna prende come riferimento la quantità di calorie, zucchero, sale, grassi e grassi saturi riferiti a 100 grammi di prodotto, quella delle industrie, denominata Evolved Nutrition Labelling, fa riferimento a una singola porzione, che però viene stabilita dall’azienda. In gennaio, in Germania, l’associazione dei consumatori Foodwatch ha denunciato come ingannevole il modello di etichetta nutrizionale elaborata dalle sei industrie, evidenziando come, confrontando gli stessi prodotti, tra quella britannica e quella industriale ci siano macroscopiche differenze e come i colori del semaforo rossi in Gran Bretagna si trasformino quasi sempre in gialli per le industrie. Dopo questa polemica, Mars si è ritirata dall’iniziativa industriale, affermando che non gode della credibilità e del necessario consenso tra le parti interessate, chiedendo che sia l’Unione europea a farsi carico del problema, promuovendo un’etichetta nutrizionale unica per tutti i Paesi, utile per i consumatori, riducendo così al minimo la complessità e i costi per l’industria.

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Le etichette a semaforo elaborate dall’industria sulla base del modello britannico sono state denunciate come ingannevoli da Foodwatch

Diversa la soluzione adottata dai paesi scandinavi, che hanno scelto di indicare i prodotti nutrizionalmente migliori per ogni categoria di alimenti usando la Keyhole, una serratura colorata che indica il miglior prodotto nelle diverse categorie, facendo riferimento al contenuto di fibre, sale, zuccheri, grassi e grassi saturi.

Per quanto riguarda la posizione italiana, bisognerà vedere se il nuovo governo manterrà o meno la posizione tenuta dall’ex ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, allineato su quella di cui è capofila la Coldiretti e che si è tradotta nella denuncia dell’etichetta a semaforo britannica come ingannevole. Durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea del 14 marzo 2016, proprio su iniziativa dell’Italia, fu posta in discussione la questione delle etichette a semaforo adottata dalla Gran Bretagna, contro la quale si erano schierati altri 15 paesi: Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia e Lettonia.

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Esempio di etichetta con logo Keyhole (Fonte immagine: Foodnavigator)

Lo schieramento contrario alle etichette a semaforo chiedeva alla Gran Bretagna di rivedere la scelta e alla Commissione Ue di intervenire per rimuovere questo “elemento distorsivo del mercato” che, dichiarò il ministro Martina, provoca “danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori… e non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi”. Nell’ottobre 2014, la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti del Regno Unito, che è ancora allo stadio di messa in mora.

A fronte di queste posizioni c’è quella dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che comprende 53 paesi e si è congratulato con la Francia per la sua decisione di introdurre un sistema di etichettatura volontario, che consente ai consumatori di comprendere con un colpo d’occhio il valore nutrizionale degli alimenti. Questo tipo di etichettatura, afferma l’Oms, “può contribuire a fare scelte sane, venendo incontro alla crescente richiesta dei consumatori di avere informazioni sulle opzioni più salutari, limitando il consumo di cibi ad alto contenuto energetico, grassi saturi, zuccheri o sale, nel contesto di un miglioramento complessivo della qualità nutrizionale delle diete”. Nel sottolineare le forti evidenze scientifiche che stanno alla base della scelta francese, che segue quella britannica, l’Oms ricorda che il proprio “Piano per il cibo e la nutrizione 2015-2020” chiede ai vari paesi di sviluppare questi sistemi di etichettatura sulla facciata delle confezioni, in modo da aiutare i consumatori a comprendere meglio le informazioni nutrizionali.

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ezio
ezio
9 Maggio 2018 13:36

Come era scontato che avvenisse e dopo tanto attivismo soggettivo degli attori maggiormente coinvolti in questa iniziativa di richiamo, si muove l’istituzione europea per affrontare il tema ed armonizzarlo per il mercato comune.
Se ben trattato e gestito, potrà partorire un metodo indicatorio sintetico ed immediato, per richiamare l’attenzione dei consumatori su cosa e quanto assumono negli alimenti preparati e bevande quotidiane.
Auspico si arrivi ad un’indicazione complessiva che valuti le qualità nutrizionali dietetiche, ma anche quelle oggettive delle materie prime impiegate, in rapporto non solo al teorico % grammi di prodotto, ma rapportato alla porzione di consumo media abituale.
Inoltre non si può sottovalutare o peggio non valutare affatto come nel Nutri Score alla francese, la qualità oggettiva dell’alimento intesa come genuinità degli ingredienti, etichetta pulita dai soliti conservanti e coloranti sintetici estranei non indispensabili, come tanti additivi impiegati solamente per abbellire l’aspetto estetico apparente della preparazione e della bevanda.
Perché un grasso saturo “condito” con conservanti o residui chimici potenzialmente cancerogeni, non può avere la stessa qualità e giudizio dietetico di una preparazione esente da tali antinutrienti.
Oppure un carboidrato privato e raffinato, non può avere la stessa valenza nutrizionale di uno completo, integro e minimamente lavorato senza aggressivi chimici o lavorazioni invasive e denaturanti, come trattamenti termici eccessivi (pasta essiccata ad alta temperatura), meccanici (raffinazione eccessiva), chimici (modificazione chimica degli amidi, sbiancamenti vari), ecc..
Ancora, sulla distinzione fondamentale tra fibre solubili prebiotiche ed insolubili da valutare opportunamente e differentemente.
Zuccheri monosaccaridi raffinati, oppure polisaccaridi integri ed integrali completi di tutto il profilo nutrizionale di minerali e vitamine presenti prima della raffinazione, concentrazione e sbiancatura.
Alimenti freschi e poco conservati, contro lunghe conservazioni denaturanti, sia in fase di confezionamento, ma anche a fine scadenza (durata della shelf-life).
Perché ed infine, c’è una grande differenza a parità di definizione classica di componente nutrizionale (proteine, grassi, zuccheri e fibre), tra le qualità dei nutrienti presi a riferimento per formularne il giudizio complessivo.
Giudizio indicativo comprensibile dal consumatore, che sarebbe preferibile ed educativo se motivato con richiami colorati semaforici e/o annotazioni in tabella nutrizionale estesa a minerali e vitamine.