certificazione FSSC 22000La notizia è forte, e farà scalpore. Le rappresentanze di industria e distribuzione a livello planetario, nel 2011, hanno raggiunto in sede GFSI (Global Food Safety Initiative) un accordo per riconoscere idoneità e validità di un “salvacondotto globale” a garanzia della sicurezza di processi e prodotti alimentari, e perciò dell’affidabilità sotto questo profilo dei fornitori di alimenti e materie prime. Stiamo parlando dalla certificazione FSSC 22000, riconosciuta a livello globale in quanto basata su uno standard internazionale (ISO 22000:2005) e sulle buone prassi internazionali applicabili a ciascun comparto produttivo.

 

A dispetto del riconoscimento di piena equivalenza della certificazione FSSC 22000, rispetto ai risalenti schemi certificativi nazionali sviluppati dalla distribuzione (come IFS, in Germania e Francia, e BRC in UK), risulta che alcuni gruppi della GDO, in Germania soprattutto, si ostinino a pretendere dai propri fornitori industriali alimentari la certificazione di uno solo degli schemi certificativi, quello sviluppato in casa propria, quale pre-condizione per l’accesso alle aste informatiche e alle offerte delle proprie merci.

 

cibo grida paura allerta frode 168724519Questa situazione reca grave pregiudizio alle industrie e imprese alimentari europee le quali, a fronte della resistenza di alcuni distributori a riconoscere la certificazione FSSC 22000, si trovano di fatto costrette a duplicare o triplicare i costi di certificazione della sicurezza in relazione ai capricci dei loro grandi clienti. Sebbene appunto, si tratti di norme equivalenti, tutte risultano perciò idonee a garantire su base volontaria – a integrazione dei requisiti delle normative cogenti – l’effettiva adozione da parte di ciascuna impresa di buone prassi igieniche, procedure e sistemi di autocontrollo idonei a garantire un elevato standard di sicurezza alimentare.

 

A tre anni di distanza dal riconoscimento di piena equivalenza delle predette norme, questo corto circuito che incide in misura significativa sui costi fissi e le risorse umane non può venire ulteriormente accettato. Le imprese produttrici hanno timore di esporsi nei confronti dei grandi clienti, per paura di ritorsioni, e gli enti di certificazione che a loro volta lavorano con ogni schema e standard disponibile preferiscono mantenere la loro indipendenza piuttosto che esporsi su una questione di logica e diritto che tocca dal vivo gli interessi di alcuni loro mandanti (quali appunto in Europa, IFS e BRC).

 

In ragione di quanto sopra, chi scrive ha pubblicato una “lettera aperta”, indirizzata sia ai vertici di GFSI e FSSC22000, sia ai competenti uffici della Commissione europea, DG Impresa e DG Concorrenza, per denunciare una situazione che indubbiamente si qualifica come una barriera nel Mercato interno, contraria ai principi della libera concorrenza e della libera circolazione delle merci (Art. 28).

 

Dario Dongo

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