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Il pink slime si ottiene spremendo le carcasse  del pollo, del maiale e – negli Stati Uniti – del manzo.

Cargill, il più grande trasformatore mondiale di carni bovine, con sede negli Stati Uniti, ha annunciato di avere modificato le diciture sulle etichette dei suoi prodotti. La decisione è maturata a seguito della crescente insofferenza dei consumatori verso il cosiddetto pink slime (poltiglia rosa), meglio nota in Italia come carne separata meccanicamente.

 

Il pink slime si ottiene spremendo le carcasse rimaste del pollo, del maiale o del manzo. Il tutto viene poi sottoposto a trattamenti per disinfettare il prodotto e ottenere appunto una poltiglia rosa utilizzata per confezionare i wurstel e altri piatti.

 

Negli Stati Uniti, a differenza di quanto avviene in Italia (dove è ammessa solo per i derivati del pollo), il pink slime può essere anche di manzo e quindi essere impiegato come materia prima degli amatissimi hamburger. Nelgi  USA la “poltiglia rosa” si vende dal 2001, e dal 2004 viene utilizzata ampiamente per produrre hamburger destinati a mense e fast food.

 

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Il pink slime viene utilizzato per preparare wurstel e hamburger, ma in USA non viene indicata la presenza in etichetta

Nei mesi scorsi c’è stata una nuova protesta da parte dei consumatori, dopo lo scandalo scoppiato l’anno scorso e soprannominato “Slimegate”, dovuta alla scarsa chiarezza delle diciture sulle etichette di questi prodotti. Il motivo era sempre lo stesso, moltissimi preparati della Cargill  e del colosso industriale Beef Products, pur contenendo la poltiglia rosa non lo segnalano sulla confezione. I consumatori hanno iniziato a lamentarsi,  anche perché il processo produttivo negli States prevede l’impiego di ossido di ammonio, un composto etichettato come sicuro (cioè ammesso nella lista GRAS – Generally Recognized as Safe), ma assai criticato. In seguito allo scandalo dell’anno scorso  e alle recenti proteste la Beef Products e altre aziende  produttrici di pink slime channo dovuto ridurre la produzione del 70%, e hanno chiuso diversi stabilimenti licenziando centinaia di operai.

 

Anche Cargill ha risentito della crisi, sebbene produca dal 1993 un macinato denominato textured beef, ottenuto solo da carne e rifilature, senza ossa e cartilagini, che viene sottoposto ad un trattamento con acido citrico, e non con  derivati dell’ammonio come avviene con la “poltiglia rosa”.  Per questo motivo Cargill dopo un apposito sondaggio realizzato su oltre 3.000 clienti, ha cdeciso di indicare in etichetta la tipologia del la carne  macinata. Cargill ha anche chiesto e ottenuto dalle aziende di trasformazione che acquistano  carne  all’ingrosso per produrre hamburger e altri prodotti  di  utilizzare  apposite confezioni dove compare in modo chiaro  la dicitura “contiene textured beef”.

 

Si tratta di iniziative spontanee, visto che lo US Department of Agriculture non richiedeva alcuna indicazione specifica su pink slime,  ritenendo sufficiente riportare sull’etichetta la dicitura “carne di manzo”. Dopo lo scandalo Slimegate la situazione anche al  Dipartimento dell’Agricoltura statunitense è cambiata e adesso chi vuole può  specificare in etichetta la tipologia di carne utilizzata. Finora né Cargill né Beef Products avevano mai approfittato di questa opportunità, ma ora la situazione è cambiata grazie alla pressione di un’opinione pubblica sempre meno disposta a essere considerata soltanto come un insieme di clienti.

 

Agnese Codignola

 

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