pollo
Il campylobacter contamina il pollame e può diffondersi ad altri alimenti per cross contaminazione

La britannica Food Standards Agency (FSA) ha pubblicato un rapporto sulle analisi condotte nell’arco di un anno  (febbraio 2014 – marzo 2015) per rilevare la presenza di Campylobacter nel pollo fresco venduto in Gran Bretagna.  Dai risultati emerge che il 19% è fortemente contaminato e il 73% contaminato. Per quanto riguarda il packaging, lo 0,1% degli imballaggi è risultato molto contaminato e il 7% ha evidenziato presenza di batteri inquinanti.

Il rapporto contiene anche le percentuali di contaminazione del pollo venduto dalle varie catene di supermercati. Per questo motivo secondo la FSA il rapporto  ha convinto i soggetti della filiera ad attuare interventi per risolvere le problematiche legate alla contaminazione, con l’obiettivo di scendere a meno del 10% entro la fine del 2015. Alcuni test condotti recentemente dalla FSA su polli interi delle catene di distribuzione Marks & Spencer, Co-op, Waitrose, Aldi e Iceland, indicano una significativa diminuzione dell’incidenza del Campylobacter proprio in virtù  di specifici interventi risanatori.

Il Campylobacter è la più diffusa causa d’infezione alimentare moderna ed è collegata soprattutto  alla carne di pollo. In  Gran Bretagna la patologia colpisce  circa 280.000 persone l’anno. Per neutralizzare  i batteri, la carne deve essere ben cotta, anche all’interno.