Bill GatesBill Gates ha annunciato che la fondazione che porta il suo nome e quello di sua moglie investirà 40 milioni di dollari in cinque anni nella Global Alliance for Livestock Veterinary Medicine (GALVmed), un ente senza scopi di lucro specializzato in genetica e farmacologia animale, con sede a Edimburgo in Scozia. L’obiettivo è quello di creare, attraverso l’ingegneria genetica, una super-mucca, incrociando bovini britannici e africani per ottenere esemplari in grado di produrre più latte ma in condizioni climatiche molto ostiche: un esemplare di specie britannica Holstein produce mediamente 19 litri di latte al giorno, mentre le vacche africane sono in grado di produrne poco più di 1,6 litri, riuscendo tuttavia a sopravvivere al caldo estremo, alle avversità meteorologiche e mangiando meno degli esemplari europei.

“Una mucca quattro volte più produttiva ma con la stessa capacità di sopravvivenza”, afferma Gates, avrebbe un impatto molto importante sotto il profilo economico e sanitario per le popolazioni africane, per le quali allevare bestiame è una sfida. Le malattie comportano gravi rischi per il benessere degli animali e la salute umana, e riducono il reddito degli agricoltori, che spesso dipendono da mangimi e foraggi di cattiva qualità, da scarse cure veterinarie e da sistemi di riproduzione inadeguati.

Il progetto è stato presentato da Bill Gates, insieme alla ministria britannica per lo Sviluppo internazionale Penny Mordaunt, all’Università di Edimburgo. Alla BBC, Gates ha spiegato che, oltre a quello del latte, si pone il problema anche delle uova: “In Africa le galline depongono in genere un paio di uova, ma con i giusti animali da allevare si possono ottenerne fino a 10 a 12”.

© Riproduzione riservata. Foto: Wikimedia Commons. Copyright by World Economic Forum. swiss-image.ch/Photo Sebastian Derungs

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paolo
paolo
4 Febbraio 2018 18:00

Perché mai dovremmo avere bisogno di una mucca più produttiva? Abbiamo proprio bisogno di più latte e più carne bovina? Forse investire nel controllo delle nascite, nell’istruzione e nell’agricoltura avrebbe più senso che non riempire l’africa di animali geneticamente modificati per produrre più latte che non serve a nessuno

Simone
Simone
Reply to  paolo
5 Febbraio 2018 12:12

cit: “perchè mai dovremmo avere bisogno…”

NOI non ne abbiamo bisogno!!Evidentemente non è mai stato in Africa, o ha visto solo i resort per turisti, in molti paesi, si MUORE di fame, se non è la fame a uccidere sono gli effetti secondari della malnutrizione.

Lei pensa che in Africa ci siano vacche di razza Frisona che producono 60 litri di latte al giorno bevendo contemporaneamente un ettolitro/die d’acqua? Gli animali che vivono nelle zone semiaride, hanno produttività bassissime e periodi di asciutta prolungati.

Ale
Ale
Reply to  paolo
5 Febbraio 2018 12:32

Beh, solo noi occidentali con la pancia piena sul divano col tablet possiamo dire “per produrre più latte che non serve a nessuno”.
Ci sono intere comunità rurali che vivono di sola pastorizia in zone semi-desertiche, luoghi dove l’agricoltura è limitata ai periodi di piene dei fiumi; posti dove gli animali sono il bene più prezioso.

Voi al solo sentire “geneticamente modificate” diventate totalmente irrazionali.

Alberto Degrandi
Alberto Degrandi
6 Febbraio 2018 13:09

Nell’articolo si dice che le vacche africane sono in grado di produrre poco più di 1,6 litri di latte “riuscendo tuttavia a sopravvivere al caldo estremo, alle avversità meteorologiche e mangiando meno degli esemplari europei”. Chiaramente si sono adattate alla situazione, ovvero a sopravvivere in un ambiente difficile con poca acqua e poco da mangiare.

Al contrario, si dice che la specie britannica Holstein produce mediamente 19 litri di latte al giorno. Ci credo! Sarà anche portata per costituzione ad essere molto produttiva rispetto alle sorelle africane più sfortunate, ma certo è che vive in un ambiente meno ostile, dove ha cibo e acqua in abbondanza (in Inghilterra, si sa, piove sempre!).

Allora mi chiedo: se una mucca, ottenuta dall’incrocio delle prime due per essere produttiva e adattiva al tempo stesso, viene portata in Africa dove non c’è acqua, come mai farà a produrre più latte? Forse che il latte si creerà dal nulla, magicamente, nelle sue mammelle, grazie all’acqua che si creerà, magicamente, nello stomaco della mucca?

bstucc
bstucc
Reply to  Alberto Degrandi
6 Febbraio 2018 19:54

I numeri dell’articolo sono sbagliati, confonde litri e galloni. Dalle mie parti, una normale vacca produce ALMENO 30 litri/giorno. In Francia si arriva a 40.

Valeria Nardi
Reply to  bstucc
7 Febbraio 2018 11:16

Si tratta proprio di 40 pinte di latte oppure di 19 litri. Facendo la conversione, 40 pinte corrispondono a 18,92 litri

luigi
luigi
8 Febbraio 2018 15:31

ero preoccupato dal pensiero di vedere nascere una mucca geneticamente modificata in laboratorio, magari aggiungendo geni di specie viventi diverse tra loro, ma, leggo che si tratta di incrociare più semplicemente due razze diverse, così potrei tirare un sospiro di sollievo. l’augurio è che l’esperimento vada a buon fine, anche se condivido i seri dubbi posti dal Degrandi

Silvia
Silvia
10 Febbraio 2018 15:14

Concordo con Paolo, sfruttamento di povere creature senzienti quando non ce n’è bisogno! Con quello che viene ingerito da un bovino una persona ci campa per un sacco, non è di quello che gli Africani hanno bisogno: il punto è che basterebbe diminuire il consumo di proteine animali nei paesi avanzati che stanno sfinendo la terra con l’agricoltura intensiva finalizzata a produrre cereali e legumi che sfamerebbero il terzo mondo e invece viene dato agli animali perché non si vuole rinunciare al loro consumo, nonostante i problemi di salute e ambientali che questo crea. Senza parlare di come siano inutili, specialmente in rapporto alle enormi sofferenze che causano, gli introiti di proteine animali nelle società benestanti. La fame nel mondo non esisterebbe, è che le società “avanzate” non sono sostenibili e potrebbero incentivare reti idriche e agricoltura e mettere a diposizione dei paesi più poveri ingenti quantità di cereali e legumi, semplicemente diminuendo il (io spererei rinunciando al) consumo di un hamburger e co.

Tiziana Moiola
Tiziana Moiola
12 Febbraio 2018 09:10

non credo che il problema sia fornire l Africa di più latte, ma una più equa ridistribuzione delle risorse alimentari e soprattutto la coltivazione di ciò che in Africa cresce bene; inoltre, considerato che gli allevamenti animali consumano più risorse di quelle che forniscono (dato ormai riconosciuto dai più – leggi IL PIANETA MANGIATO), mi sembra più un esperimento x giocare che da prendere sul serio

Simone
Simone
Reply to  Tiziana Moiola
12 Febbraio 2018 16:16

Sig. Tiziana, si sta parlando di vacche portate al pascolo nel bush, non di animali che si nutrono di insilati appositamente coltivati, altrimenti non avrebbero il problema di rese così basse.

Sig. Silvia, l’Africa non ha bisogno della carità dei nostri cereali, bisogna svincolarsi dall’idea di aiuto estemporaneo, che li relega a una dipendenza cronica, vanno messi nella condizione di autosostentarsi. Siccome i governi in secoli non lo hanno mai fatto per i più disparati motivi, ben venga un privato con illimitate disponibilità economiche che si muove concretamente per ridurre il numero di PERSONE che quotidianamente MUOIONO di fame, muoiono nel vero senso della parola, non è che hanno solo un pò di appetito.

Silvia
Silvia
12 Febbraio 2018 16:53

Gent.mo ed ironico Sig. Simone, incollo di seguito un link che risponde esaustamente alla sua replica, la quale non considera, a mio avviso, una serie di realtà che nel mio post avevo solo accennato, ma che evidentemente necessitano di una più ampia argomentazione. Buona lettura a tutti coloro che vorranno leggere.
https://www.ecplanet.org/node/2527

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
Reply to  Silvia
13 Febbraio 2018 15:23

I cereali in genere sono più esigenti delle comuni essenze erbacee dei pascoli negli ambienti semiaridi.

E l’allevamento da millenni e in ogni ambiente difficile è l’UNICA POSSIBILITA’ di sopravvivenza per le popolazioni locali: lo è stato ( e in parte lo è tuttora) in Italia, soprattutto in Sardegna, ma anche nell’appenino centro-meridionale. Gli antichi Romani e gli altri popoli italici erano notoriamente pastori.

Oggi è ancora evidente, lapalissiano, in Africa e in molte altri ambienti pedoclimatici sfavoriti dell’Asia, dell’America e dell’Australia.

Certamente nel passaggio da foraggio a carne c’è spreco di energia metabolica, ma qualcuno dei benpensanti è disposto a mangiare direttamente erbe secche come fanno e valorizzano invece capre e vacche selezionate da millenni di convivenza con le più sfortunate popolazioni?

Ben venga un Progetto di ricerca per questi ambienti più sfavoriti, anzi grandissima lode, visto che la Ricerca , come tantissime attività umane, si muove solo dove c’è ritorno economico e qui, purtroppo….