Olio extravergine Pietro Coricelli

Dopo la condanna di Bertolli, Carapelli, Sasso (leggi l’articolo sulla censura degli extravergine) e della catena di supermercati Lidl per avere venduto bottiglie di extravergine che in realtà contenevano olio vergine di oliva, l’Antitrust ha aggiunto alla lista l’olio Coricelli censurato per gli stessi motivi. Questa volta la multa però è stata soltanto di 100 mila euro. Si tratta della terza condanna scaturita da una vicenda scoppiata nel maggio 2015, quando la rivista mensile Test il Salvagente evidenzia anomalie su diverse marche di olio extravergine. Il laboratorio rileva difetti organolettici (riscaldo, rancido, muffa e umidità) in diverse bottiglie che portano inevitabilmente ad un declassamento del contenuto da extra vergine a olio vergine.

A questo punto la palla passa alla procura di Torino, dove Raffaele Guariniello, qualche mese dopo, fa prelevare dai Nas alcuni campioni di olio e li invia al laboratorio dell’Agenzia delle dogane per le analisi. Il responso conferma la presenza di irregolarità e di difetti organolettici per Bertolli gentile, Sasso classico, Carapelli il frantoio, Lidl Primadonna e anche per l’extravergine di Pietro Coricelli. La notizia viene ripresa dai giornali e alcune associazioni di consumatori (Konsumer, in questo caso) inviano un esposto all’Antitrust, chiedendo un intervento per pubblicità ingannevole.

La decisione è arrivata in questi giorni e non lascia spazio ad ambiguità: il contenuto dei campioni di olio non corrisponde alla categoria olio extravergine di oliva dichiarata in etichetta trattandosi, invece, di olio vergine di oliva. La sentenza ribadisce la validità della prova organolettica, da affiancare ai test analitici per stabilire se un olio può essere classificato come extravergine.

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