aviaria, polli

Buone notizie per i polli e le galline da allevamento: due colossi dell’agroalimentare si muovono per migliorare le condizioni di vita di questi animali, trascinando in questo nuovo approccio anche molte aziende che lavorano al loro servizio.

La società più famosa è McDonald’s, che ha annunciato un grande piano, messo a punto con l’aiuto dell’esperta di benessere animale Temple Grandin, conosciuta per aver raccontato la sua vita da autistica e avere inventato la macchina per gli abbracci per i bovini (libri tradotti in italiano da Adelphi). Chiunque voglia continuare a fornire carni di pollo alla catena di fast food, entro il 2024 dovrà ottemperare a una serie di richieste quali la possibilità per polli e galline di muoversi liberamente e di accedere alle stie, e altri provvedimenti aventi come scopo il benessere degli animali. Inoltre, l’azienda chiede di condurre sperimentazioni sul campo per mettere a punto le condizioni di allevamento migliori per ciascuna razza, ponendo così fine a un’uniformità di trattamento che può danneggiare gli animali (le diverse razze possono avere esigenze anche molto differenti). Nei prossimi anni, quindi, società come Tyson Foods, Cargill Inc e altre dovranno cambiare diversi processi produttivi, se vorranno continuare a fornire carne a McDonald’s.

Nestlé ha annunciato un piano che prevede di utilizzare solo uova da galline cage-free entro il 2020 in Europa e il 2025 negli Usa

Il programma giunge dopo l’esclusione da parte di McDonald’s dei polli allevati con antibiotici  e la decisione di abbandonare nei prossimi anni le uova da galline allevate in gabbia, a partire da Canada e Stati Uniti. Secondo alcuni gruppi di ambientalisti tutto ciò sarebbe poco: per esempio, non è previsto il ritorno a polli e galline a ritmi di vita di crescita normali e non accelerati. Tutto ciò continuerà a generare gravi disagi per gli animali che, crescendo troppo in fretta, spesso fanno molta fatica a camminare perché le zampe non riescono a sostenere il peso. C’è di buono che McDonald’s si è impegnata a non aumentare i prezzi, anche se i costi di queste trasformazioni si faranno sentire.

La seconda grande azienda che nei giorni scorsi ha annunciato di voler passare all’utilizzo di sole uova da galline non allevate in gabbia (entro il 2020 in Europa ed entro il 2025 negli Stati Uniti) è Nestlé. La multinazionale del cibo utilizza circa dieci milioni galline per ottenere le uova necessarie ai prodotti. Il colosso svizzero si allinea così a suoi competitor quali Kraft Heinz e Conagra, a catene come Wal-Mart e 7-Eleven, e a società di servizi quali Sodexo. L’azienda solo poche settimane fa ha annunciato che entro il 2025 fornirà pasti (a mense, case di cura e così via) con sole uova di galline cage-free.

Anni e anni di battaglie di associazioni come il Ciwf affinché gli animali da allevamento siano trattati nel modo migliore possibile e soprattutto senza infliggere loro inutili sofferenze hanno evidentemente fatto breccia e cambiato il comune sentire. Oggi chi vuole mantenere la clientela non può  ignorare questo tipo di istanze. Cambiare è dunque possibile.

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Claudio Buttura
Claudio Buttura
23 Novembre 2017 14:25

Sarebbe ottima cosa se si leggesse di più. Esistono molti libri scritti da scienziati, studiosi o giornalisti specializzati nel settore agroalimentare che consentono di acquisire le opportune informazioni in merito ai danni causati dalle attività di multinazionali e loro sodali.
Un esempio? ‘L’alimentazione in ostaggio’, di J. Bové e G. Luneau

luca m.
luca m.
4 Dicembre 2017 07:53

Buongiorno, mi lascia un po’ sconcertato l’affermazione “C’è di buono che McDonald’s si è impegnata a non aumentare i prezzi, anche se i costi di queste trasformazioni si faranno sentire.”. Posto che un impero finanziario come la citata azienda non abbia nessu interesse a diminuire i margini di rendimento dei capitali investiti, ancora una volta l’intero costo dell’operazione verrà pagato dagli allevatori, che pagheranno meno i loro dipendenti e saranno disposti a pagare meno le materie prime. Con la conseguenza che gli alevatori troveranno il sistema per produrre di più al costo più basso per mantenere le loro aziende, i lavoratori saranno sempre meno tutelati, i produttori di materie prime cercheranno le strategie peggiori per ridurre i costi e aumentare le produzioni, non potendo più permettersi piccole perdite.
La storia si ripete, ciclicamente.

Roberto Contestabile
4 Dicembre 2017 20:23

“Cambiare è dunque possibile?”
Credete davvero che sfruttare ed uccidere Animali possa avvenire in maniera dolce e compassionevole? Credete davvero che gli Animali potranno godere di maggiori diritti grazie a gabbie o recinti più grandi? Credete davvero che il benessere animale tanto in voga dalle aziende odierne sia utile a creare consapevolezze nei consumatori? O servirà solamente a promuovere altri fatturati sulla povera pelle di Animali nati e concepiti esclusivamente per essere mangiati?
Se vogliamo veramente avere la coscienza pulita e priva di sensi di colpa dobbiamo ammettere che l’industria zootecnica non adotterà mai e mai poi protocolli di difesa animale. Questo perchè non esistono, e mai esisteranno. L’unico modo per liberarli da profonde sofferenze è…non mangiarli!
Quindi smettiamola di fare gli ipocriti, e soprattutto smettiamola di incentivare e favorire associazioni che di animalista non ha proprio nulla!
Cari saluti.

ezio
ezio
9 Dicembre 2017 11:48

Quando le piccole e grandi rivoluzioni consumistiche sono realizzate ad opera dei responsabili dei vari marketing aziendali, sicuramente testimoniano rinnovate richieste dei consumatori.
Sono piccole ma progressive prese di coscienza popolare lente a prodursi, ma che la storia insegna essere solitamente irreversibili: indietro non si torna.
Vedo difficile un’evoluzione anche lenta verso l’abbandono del carnivorismo, anche se alimentato dai migliori metodi produttivi. Perché la caccia ai selvatici è in via d’abbandono, ma resteranno fasce di popolazione che per loro natura saranno sempre attratte dal consumo di carne, pesce e forse anche insetti.