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l’Unione europea non ha una definizione riconosciuta di frode alimentare

La Commissione europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha presentato una relazione sulle frodi alimentari, focalizzando l’attenzione sulle etichette ingannevoli. Il documento ricorda alcuni episodi recenti come l’impiego di antigelo negli alimenti, la vendita di uova finto-biologiche e il caso della carne di cavallo. Anche se l’argomento è molto sentito dai consumatori è pur vero che l’Unione europea non ha una definizione riconosciuta di frode alimentare (1). L’unico riferimento si trova nel regolamento 178/2002, quando si dice che l’etichettatura, la pubblicità, la presentazione e il confezionamento non devono fuorviare i consumatori, anche se l’applicazione di questa disposizione varia molto tra i vari Stati.

 

Il dossier contiene la lista dei prodotti più a rischio di frode (vedi tabella), mettendo in cima alla classifica l’olio d’oliva seguito da pesci, prodotti biologici, latte, cereali, miele, caffè e tè. In ultima posizione troviamo spezie come zafferano e peproncino, vino e succhi di frutta.

La pole position dell’olio è molto grave, visto che si tratta di un prodotto commercializzato prevalentemente in Spagna, Italia e Grecia. Il motivo secondo noi è da ricercare nella grande quantità di olio deodorato, trasformato e venduto come extra vergine.

 

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Elenco dei prodotti che sono più a rischio di frodi: olio d’oliva, pesce, alimenti biologici, latte, cereali, miele, caffè e te spezie, vino, succhi di frutta

Elenco dei prodotti che sono più a rischio di frodi

1 Olio d’oliva
2 Pesce
3 Alimenti biologici
4 Latte
5 Cereali
6 Miele
7 Caffè e tè
8 Spezie (come zafferano e peperoncino in polvere)
9 Vino
10 Alcuni succhi di frutta

 

Secondo il dossier il rischio di frode cresce quando le probabilità di essere scoperti sono poche e il guadagno economico è rilevante. L’altro elemento da considerare è l’importo ridotto delle sanzioni che si rivelano un deterrente inefficace. La Commissione suggerisce agli Stati membri di definire meglio cosa si intende per frode alimentare e auspica il rafforzamento degli organi di controllo, una maggiore cooperazione all’interno dell’Europol per le indagini transfrontaliere e invita ad incoraggiare le iniziative private destinate a programmi antifrode. Anche le segnalazioni degli operatori del settore alimentare possono contribuire a migliorare la situazione.

 

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Il rischio di frode cresce quando le probabilità di essere scoperti sono poche e il guadagno economico è rilevante

L’auspicio finale è un invito a raddoppiare le sanzioni e ritirare le autorizzazioni ad operare ai soggetti recidivi.

 

(1) Secondo Spink e Moyer una definizione di frode alimentare potrebbe essere: Frode alimentare è un termine generico usato per comprendere la sostituzione deliberata e intenzionale, inoltre, manomissioni o false dichiarazioni di cibo, il cibo ingredienti, o imballaggi per alimenti, o dichiarazioni false o fuorvianti fatte su un prodotto per guadagno economico. Attingendo a questa definizione, le principali caratteristiche delle frodi alimentari sono: 1) non conformità con la legislazione alimentare e/o indurre in errore il consumatore, 2), l’intenzionalità e 3) lucrare.

 

Roberto La Pira

©Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

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Marco Seghetti
Marco Seghetti
30 Ottobre 2013 08:48

Secondo me, c’è una differenza notevole sia di forma che di sostanza tra il titolo dell’articolo e i contenuti: la relazione alla quale si accenna dice “Products most at risk include fish, olive oil and organic foods”, e il testo dell’articolo, infatti, tanto dice.
Il titolo dell’articolo, mi pare “senzazionalistico” e ingannvole.
Una cosa è dire “c’è alto rischio che” altro è dare per certo quali sono gli alimenti più adulterati.

ezio
ezio
30 Ottobre 2013 11:00

Non so chi abbia compilato la lista degli alimenti a rischio e mi piacerebbe conoscere anche il suo parere in merito alla classifica redetta da questa commissione.
D’accordo sull’olio extra vergine d’oliva e non sull’olio d’oliva, che per definizione è una trasformazione del primo e quindi chi ne rispetta le origini e la qualità è una mosca bianca e non è solo un livello di rischio, ma una certezza che venga stravolto.
Ma per gli altri classificati è risibile la nona posizione del vino, l’assenza dei latticini con la quarta posizione del latte, insieme all’assenza delle carni trasformate, mentre il secondo posto per il pesce che a parte la criticità della conservazione, non mi sembra appropriata la valutazione della frode nelle indicazioni in etichetta.
Il terzo posto ai prodotti biologici organici, che rappresentano una piccola nicchia di mercato stracontrollata, anche se non esente da speculazioni per lucrare maggiori profitti, l’incidenza quali-quantitativa dell’impatto sui consumi, non ne giustifica la presenza in classifica.
Se poi il significato generale del documento, è sensibilizzare le istituzioni nazionali per un maggior controllo di questi alimenti ritenuti a maggior rischio, d’accordo, ma non è redigendo classifiche che si risolve il problema, ma prendendo provvedimenti adeguati e facendoli applicare, con il ritiro della licenza ad operare nel food, come raccomandato.