bluesÈ rientrato il richiamo pubblicato dal Ministero della salute, alcuni giorni fa, sulla presunta presenza di Pseudomonas aeruginosa in otto lotti di  di acqua minerale prodotta da Fonte Cutolo Rionero in Vulture (Potenza). Le bottiglie commercializzate con i marchi Eurospin Blues naturale effervescente e Cutolo Rionero naturale effervescente sono sicure e possono essere utilizzate. La revisione delle analisi prevista dalla legge ha ribaltato il primo esito, non riscontrando tracce dei batteri. La notizia è stata diffusa Non è la prima volta che accade come abbiamo evidenziato nel libro Scaffali in allerta che abbiamo pubblicato qualche mese fa. Questo vuol dire che il richiamo diffuso dal Ministero della salute deve essere considerato nullo. Di seguito pubblichiamo il comunicato dell’azienda.

“Scorzè (Ve), 22 Settembre 2017 – Fonte Cutolo Rionero in Vulture SrL, in merito al ritiro di alcuni lotti di prodotti a marchio Acqua Effervescente Naturale Cutolo Rionero Fonte Atella e Blues, comunica che ulteriori analisi, compiute dall’Arpab competente, sul serbatoio di stoccaggio dell’acqua minerale effervescente naturale,  hanno evidenziato che il contaminante pseudomnas aeruginosa  NON È PRESENTE – Protocollo n. 2017 0011399 del 22/09/2017 (Arpab -comunicazione esiti analitici).

Come già in precedenti note illustrato, il 5 settembre, nell’ambito dei controlli igienico sanitari  svolti di routine dai tecnici ASL e ARPAB, veniva effettuato un prelievo presso il serbatoio di stoccaggio dell’acqua minerale della Società Fonte Cutolo Rionero in Vulture SrL. da tale prelievo emergeva, in data 13 settembre, la presenza, nel solo serbatoio di stoccaggio, del batterio pseudomonas aeruginosa. Non si erano evidenziate tracce di batterio nel prodotto imbottigliato, ma, seguendo la prassi e le linee guida ministeriali in materia, l’Azienda ha provveduto al ritiro temporaneo, precauzionale dei prodotti inviati ai punti vendita tra il 5 settembre e il 13 settembre, per rassicurare i propri Consumatori, in attesa di riconferma analitica.

La Regione Basilicata, in stretta collaborazione con l’Azienda Fonte Cutolo Rionero in Vulture SrL, aveva attivato un sistema di monitoraggio continuo in merito alla verifica della salubrità dei prodotti a marchio Cutolo e l’Azienda Fonte Cutolo Rionero in Vulture SrL. aveva posto in essere tutte le misure necessarie per un accurato monitoraggio delle linee produttive e dei prodotti confezionati, collaborando con le autorità preposte per i campionamenti utili a verificare la salubrità dei propri prodotti.

In data 18 settembre l’ARPAB procedeva ad un’ulteriore analisi del serbatoio di stoccaggio presso l’Azienda Fonte Cutolo Rionero in Vulture s.r.l., con  l’obiettivo di monitorare la situazione.

I risultati di queste analisi, di cui l’azienda ha avuto comunicazione, in data 22/09/2017, dall’Arpab con Protocollo n. 2017 0011399 del 22/09/2017, evidenziano che il batterio pseudomnas aeruginosa  NON È PRESENTE.

È ESCLUSA quindi la presenza di tale batterio alla fonte, al serbatoio di accumulo dell’acqua minerale, nei prodotti finiti e nell’intero ciclo produttivo. Rimane alto l’impegno dell’Azienda teso a garantire un assoluto livello di qualità e purezza dell’acqua imbottigliata e di attenzione al consumatore, che da sempre contraddistingue le aziende del Gruppo San Benedetto.

Per il Gruppo San Benedetto, la sicurezza dei propri consumatori è la priorità assoluta.”

Il libro “Scaffali in allerta” è l’unico testo in Italia che racconta come funzionano li ritiri dei prodotti alimentari

Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo  pubblicato in Italia che  rivela i segreti e le criticità di un sistema che funziona poco e male. Ogni anno in Italia vengono ritirati dagli scaffali dei punti vendita almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. La questione riguarda grandi aziende come Barilla, Mars…, catene di supermercati che commercializzano migliaia di prodotti con i loro marchi (Esselunga, Coop, Carrefour, Auchan, Conad, Lidl, Eurospin…), e anche piccole e medie imprese. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore.

I lettori  interessati a ricevere l’e-book, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro  in formato pdf  “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

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renzo
renzo
23 Settembre 2017 07:02

BUONGIORNO, La notizia non può che far piacere visto che sono consumatore dell’acqua Brio Blu, però data la caratteristica del germe, definito ubiquitario e che resiste a condizioni estreme per poi riattivarsi appena vi sono le condizioni favorevoli, tuttavia ci sono alcune perplessità dovute proprio alle accennate caratteristiche. Ossia:
1) come e dove è avvenuto l’inquinamento
2) cosa si è fatto e cosa si farà per impedire che ciò si ripeta.

Faccio ancora presente che per determinare la presenza o meno di un batterio ci vogliono almeno 2/3 giorni dall’inizio dell’analisi che, normalmente, avviene il giorno dopo il prelievo. Come si può notare passano circa 4/5 giorni e in quel lasso di tempo l’acqua è entrata nel circuito commerciale e, forse, anche consumata. Saluti

elis
elis
25 Settembre 2017 10:39

Una notizia che non può che rasserenare le molte persone che avevano consumato questo prodotto, ma che ha sicuramente provocato un enorme danno di immagine ai marchi delle aziende coinvolte: l’emotività del consumatore vincerà quasi sempre nei confronti della razionalità!
Dato che si tratta di un prodotto ad alta sostituibilità, si assisterà di certo a una decisa diminuzione delle vendite!

Cosa può insegnare questa vicenda? Ci vuole maggiore cautela nella diffusione di notizie allarmanti o, come giustamente sottolineano in tanti, meglio allertare anche senza la verifica dei controlli incrociati?

Costante
Costante
10 Ottobre 2017 11:10

Vista la velocità con cui si possono ripetere le analisi, prima di recare panico ai consumatori e danni d’immagine ai sistemi produttivi, meglio maggior cautela nella diffusione di notizie allarmanti e nella posizione ideologica di chi in ogni caso si esprime per il “dagli all’untore !”. Piedi per terra e attenta valutazione dei pericoli e del rischio sanitario. Il consumatore va difeso anche dandogli delle certezze e comunicandogli fiducia nei sistemi di controllo e prevenzione, senza disorientarlo. E poi attenzione al protagonismo di certi enti di controllo che vengono spesso automaticamente ripresi da “giornalisti-scoop” senza prudenza e con discutibile deontologia.