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In Francia dal 2017 i sacchetti di plastica saranno tutti compostabili

Il Parlamento francese ha approvato lo scorso 22 Luglio una serie di misure tra cui il divieto di commercializzazione, a partire dal primo gennaio 2016, di sacchetti monouso in plastica per asporto merci. Secondo la legge, saranno vietati anche i sacchetti monouso leggeri in plastica per il confezionamento di frutta e verdura ma per questi il provvedimento avrà effetto a partire dal primo gennaio 2017. Potranno quindi essere proposti solo quelli biodegradabili e compostabili in ambiente domestico (e da qui una notevole differenza rispetto ai sacchetti per cui è richiesta compostabilità in impianti dedicati)*.

Ma il governo francese si è spinto oltre, imponendo che anche film e buste per spedizione postale di giornali e riviste dovranno rispondere ai requisiti di compostaggio domestico, un passo avanti ancora più netto rispetto all’Italia. La nuova legge francese parla chiaro, esponendo concetti quali contenuto da rinnovabili, plastiche biodegradabili e compostabili, e plastiche oxo-degradabili: queste ultime e non potranno rappresentare un’alternativa e non potranno pertanto essere impiegate.

Già nel 2010 la Francia aveva cercato di limitare l’utilizzo della plastica: era stata varata una norma che prevedeva una tassa di 6 centesimi di euro per ogni shopper distribuita, ma alla legge quadro non erano poi seguiti i decreti attuativi, anche per la manifesta opposizione della Commissione europea, che vedeva nella tassa un freno alla libera circolazione delle merci.

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Saranno vietati anche i sacchetti monouso leggeri in plastica per la frutta e verdura

Sullo stessa tema, nel mese di luglio, Hawaii è divenuto il primo stato americano a bandire i sacchetti di plastica dai negozi di alimentari; anche la California aveva recentemente approvato una direttiva simile (tassando i sacchetti monouso) ma poi era stata messa in attesa a causa di un referendum che si terrà a novembre, promosso da un grosso gruppo commerciale americano.

* La compostabilità domestica si differenzia da quella industriale per tre principali ragioni: 1) le temperature raggiunte dalle compostiere domestiche sono solitamente basse e condizionate dalla temperatura ambientale (in genere poco superiori alla temperatura esterna) mentre nel compostaggio industriale le temperature raggiungono i 50°C – con picchi di 60/70°C – per alcuni mesi, indipendentemente dalla stagione; 2) l’alimentazione del compostatore domestico è generalmente discontinua e irregolare mentre gli impianti industriali sono alimentati in modo continuo e regolare; 3) le compostiere domestiche non sono gestite da esperti e le condizioni possono non essere sempre ottimali a differenza di quelli professionali, gestiti da personale qualificato e mantenuti in condizioni ottimali di lavorazione. Il compostaggio domestico è pertanto meno intenso e con tempi di degradazione più lunghi, specie durante la stagione fredda.

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