sicurezza alimentare
Alcuni scandali alimentari hanno evidenziato l’incapacità del Ministero di gestire le crisi

Gentile Beatrice Lorenzin pochi giorni fa in un convegno a Expo ribadiva un concetto che condividiamo da tempo riguardo l’efficienza dei controlli sanitari e sui livelli di sicurezza alimentare. Si tratta di dichiarazioni suffragate da numeri e statistiche che attestano una situazione tranquillizzante. Cito solo due dati per chiarire meglio la situazione. È vero che i residui di anabolizzanti e sostanze vietate riscontrati nelle carni sono vicino allo zero, e anche che i campioni con residui di antiparassitari e pesticidi oltre i limiti nella frutta e nella verdura raggiungono percentuali risibili, ma indagando a fondo si scopre che il metodo analitico scelto o il criterio di valutazione risulta superato e può solo portare a risultati tranquillizzanti. In questi discorsi non si parla mai di comunicazione del rischio e di gestione dell’allerta alimentare che sono i grandi temi su cui si misura la capacità di un ministero di fare politica sanitaria e sicurezza alimentare evitando allarmismi. La vicenda dell’epidemia di Epatite A provocata dai frutti di bosco surgelati contaminanti, e prima ancora le mozzarelle blu, lo scandalo della carne di cavallo o l’influenza aviaria hanno evidenziato una totale incapacità del Ministero di gestire le situazione di crisi.

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Per l’influenza aviaria a fronte di un’ipotesi di pandemia proclamata da un suo collega ricordiamo che in Italia non è morto un solo pollo!

Per l’influenza aviaria a fronte di un’ipotesi di pandemia proclamata da un suo collega forse troppo distratto, si è generato il panico, mentre ricordiamo che in Italia non è morto un solo pollo! Per la frode commerciale della carne di cavallo il ministero ha brillato per l’inconsistenza dei comunicati e l’assenza di indicazioni destinate ai cittadini. Per la mozzarella blu le autorità sanitarie hanno riferito dopo troppi giorni che il problema della colorazione non era correlato a batteri pericolosi, lasciando dilagare allarmismi e paure ingiustificate. Per la questione molto più seria dell’epidemia di Epatite A causata da frutti di bosco surgelati che ha causato 1.700 ricoveri in ospedale, il primo messaggio del ministero per lanciare l’allerta ai cittadini è arrivato dopo otto mesi! E veniamo all’olio di palma, di fronte a una questione dibattuta da migliaia di persone il Ministero della salute non ha detto una sola parola e non ha intenzione di intervenire sull’argomento. Distrazione, scarsa sensibilità o incapacità di gestione?

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Su una questione come l’olio di palma dibattuta da milioni di persone il Ministero non ha ancora preso posizione

La sin troppo evidente assenza di una strategia efficace a livello di comunicazione ormai si ripete a ogni crisi alimentare con le stesse modalità. Un’analoga situazione si riscontra sul fronte delle allerta alimentari, per cui si arriva al paradosso che ilfattoalimentare.it è il sito di riferimento per conoscere quali sono i prodotti ritirati dal mercato a causa di contaminazioni, presenza di corpi estranei o altri problemi seri. A Roma c’è un ufficio dedicato a questo settore che per  un’incomprensibile scelta decisa dal suo ministero non pubblica le notizie! L’Italia – come lei dice – sarà anche la nazione principe della sicurezza alimentare ma è l’unico paese in Europa a non avere un’agenzia per la sicurezza alimentare (il governo Berlusconi nel 2009 ha stornato i fondi destinati a creare questa struttura a Foggia).

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Per gestire le crisi alimentari serve una cabina di regia in grado di approfondire il problema

C’è di più l’Inran che era l’unica struttura pubblica che, con pochi fondi e limiti oggettivi, si occupava di sicurezza alimentare, di linee guida e di altri aspetti fondamentali per la dieta degli italiani, è stato prima depotenziato, poi affidato a improbabili direttori, e infine assorbito nel Cra ora Crea. Questa istituzione che si occupa prevalentemente di problemi di agricoltura, ha promesso il rilancio dell’Inran ma in realtà stiamo assistendo a una lenta agonia.

La fortuna degli italiani è che i controlli si fanno e probabilmente le strutture delle Asl e i veterinari svolgono un buon lavoro, ma oggi non basta. Bisogna sapere comunicare con i cittadini e fare una valutazione del rischio ogni qualvolta sorga una crisi. Di fronte ad una criticità che si sviluppa a livello nazionale o a uno scandalo alimentare serve una cabina di regia in grado di approfondire il problema, dare notizie precise e corrette e indirizzare i giornalisti e questo lo deve fare lei signora Ministro, altrimenti tutti i media si sentiranno autorizzati a raccontare solo un pezzetto di verità creando confusione e allarmismi inutili.

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matteo
matteo
17 Luglio 2015 13:54

finalmente qualcuno che dice ai “responsabili” quali sarebbero le loro responsabilità oltre a spiegare loro il semplice motivo per il quali noi li paghiamo (bene).

grazie.

CONSUMATORE INFORMATO
CONSUMATORE INFORMATO
21 Luglio 2015 15:21

Come sa bene il Signor La Pira tutte le allerta alimentari sono pubblicate sul sito web della Commissione europea.
In caso di allerta alimentare è l’operatore alimentare ad essere obbligato a procedere al ritiro ed al richiamo del prodotto potenzialmente pericoloso.
La rete RASFF è una rete informatica di scambio rapido di informazioni tra Autorità sanitarie dei Paesi della UE che procedono alla verifica delle azioni intraprese dall’operatore alimentare; il punto di contatto nazionale della rete RASFF non è un agenzia stampa per i giornalisti da cui attingere notizie.
Per quanto concerne le crisi alimentari citate sono tutte state gestite al meglio dalle nostro Servizio Sanitario Nazionale che comprende tutti i livelli di controllo del Ministero della salute delle Regioni e delle ASL, che operano secondo attività programmate nel Piano Nazionale Integrato coordinato dal Ministero della salute.
Le ASL non sono enti indipendenti dal SSN ed appare assurdo contrapporre l’operato delle ASL a quello del Ministero della salute.
Relativamente al PNI ed al Piano residui fitofarmaci sono espletati secondo le normative europee comuni in tutti i Paesi membri secondo procedure di campionamento e metodiche analitiche stabilite a livello europeo.